I tassi di interesse sono stati ancora aumentati dalla Banca Centrale Europea, nell’ultimo anno le rate dei mutui hanno avuto rincari di circa il 30%. Appena un anno fa i tassi avevano invece raggiunto i minimi storici.
Il mercato dei mutui sarà quindi certamente condizionato dalle decisioni assunte dalla BCE (di sicuro per coloro che al momento della stipula del mutuo avevano scelto un tasso variabile).
L’aumento del costo del denaro, il recente ma costante incremento dei tassi di interesse e l’inflazione sono tutti elementi che di fatto riducono il reddito disponibile e sono capaci di rendere più difficile il rispetto delle scadenze di pagamento dei finanziamenti. Sono infatti aumentate le inadempienze nella restituzione degli importi finanziati (secondo il sindacato dei bancari FABI a marzo 2023 quasi un milione di famiglie non è riuscito a pagare la rata di un mutuo o di un prestito).
L’Associazione Bancaria Italiana ha quindi predisposto un memorandum, composto da cinque punti, dedicato ai problemi determinati dalla crescita dei tassi di interesse per tentare di limitare l’impatto del rialzo sui mutui a tasso variabile (confrontabile qui).
Alle prime difficoltà, è necessario rivolgersi subito alla propria banca per valutare le possibili soluzioni. La banca dovrà quindi fornire ogni informazione utile.
Una delle possibilità consentite è quella di richiedere l’allungamento della durata del contratto oppure di domandare la revisione di differenti condizioni, sempre però nei limiti imposti dalla vigilanza e dalle norme europee. Con un allungamento verrebbero a ridursi nell’immediato gli effetti dell’aumento dei tassi di interesse, ma si andrebbe poi però a pagare un mutuo più lungo con interessi successivi.
Si può anche verificare la possibilità della portabilità / surroga del contratto, cioè trasferire il proprio mutuo ipotecario presso un’altra banca modificando le condizioni contrattuali.
È ancora possibile ricorrere al fondo di solidarietà per i mutui prima casa, cd. fondo Gasparini, ideato per fornire un ausilio a chi acquista la prima casa. In caso di perdita di lavoro, cassa integrazione o della riduzione di fatturato per i lavoratori autonomi, tale fondo consente di richiedere la sospensione del pagamento delle rate del mutuo sino ad un massimo di 18 mesi, allungando conseguentemente il piano di ammortamento.
Un’altra soluzione potrebbe essere quella di passare dal tasso variabile a quello fisso; una norma della Legge di Bilancio obbliga le banche al passaggio, sempre che la richiesta provenga però da un mutuatario in regola con i pagamenti, con un reddito ISEE non superiore a 35.000,00 euro e in relazione ad un mutuo non superiore ad euro 200.000,00.
I suggerimenti dell’Associazione Bancaria Italiana potranno indubbiamente essere utili ai soggetti che si sono trovati in difficoltà a causa dell’innalzamento dei tassi di interesse.